martedì 28 ottobre 2008

Abruzzo, il Pd cede alla strategia di Di Pietro, Costantini candidato.


Il Pd cede al ricatto. In Abruzzo il candidato del centrosinistra sarà l’On. dell’Idv Carlo Costantini. E il Pd non candiderà indagati, neanche quelli che hanno vinto le primarie interne svolte pochi giorni fa. Vittoria strategica di Antonio Di Pietro su tutto il fronte, che ottiene una resa incondizionata da parte dei dirigenti locali e nazionali del Partito Democratico, che alla fine hanno preferito cedere al diktat dell’ex PM, piuttosto che correre in solitudine verso una sconfitta certa ed evidentemente considerata disastrosa sotto ogni profilo.

Di Pietro ora può lanciare il suo candidato nel difficile compito di vincere le elezioni, ma soprattutto nel più probabile compito di ottenere più voti del Pd. Sarà una dura lotta intestina, nonostante l’accordo, sui voti di lista. Una operazione che nelle scorse politiche è riuscita nel feudo molisano di Di Pietro, dove i due parlamentari dell’opposizione sono stati eletti nelle file dell’Idv a danno del Pd. La creazione di un area del paese a forte radicamento dipietrista rappresenta la replica a livello centro-meridionale della strategia leghista. Creare un radicamento territoriale forte e rappresentativo nelle giunte degli enti locali per espandere la propria egemonia politica passo dopo passo e allo stesso tempo accreditarsi a livello nazionale come forza non solo di “protesta”, ma anche capace di esprimere classe dirigente portatrice di una nuova proposta politica. Un percorso che in questi mesi si sta realizzando a danno del Pd. Innanzitutto dal punto di vista dell’erosione del consenso e in secondo luogo nella capacità di dettare i temi e i toni della opposizione fatta da Veltroni. Ancora più significativa è questa alleanza abruzzese che probabilmente includere Rifondazione Comunista ai danni dell’Udc.

La dirigenza del Pd torna a guardare al popolo di sinistra e alla sua mai dimenticata anima “giustizialista” e antiberlusconiana. Perde l’occasione di sperimentare un progetto politico nuovo, di reale matrice moderata e riformatrice insieme all’Udc, che isolato e solo probabilmente vedrà i suoi voti transitare a favore del centrodestra.

Ancora una volta appare la scelta compiuta figlia della contingenza e non della strategia di lungo periodo. Ancora un la dirigenza di si mette alla coda del popolo e non alla sua testa, cercando di guidarlo in un percorso nuovo e difficile certo, ma che avrebbe potuto garantire uno sbocco differente da quello che invece produrrà questa alleanza con l’Idv. Rafforzare Di Pietro allontana il momento della “pacificazione” nazionale e ritarda l’apertura di quella fase di dialogo costruttivo per la creazione di un nuovo modello di democrazia di stampo europeo.

domenica 26 ottobre 2008

Chiodi come Battiato, ha trovato il suo Sgalambro.

Inusuale. La presentazione del programma di Gianni Chiodi ha lasciato esterrefatti e sorpresi. Come davanti ad un piatto di cucina moderna dove gli accostamenti dei sapori risultano improbabili sulla carta. E al palato? Vedremo alla fine della campagna elettorale.

Certo ascoltare prima oratori intrisi di politica politicante come Di Stefano, Piccone e Pastore e poi la semanticamente e filosoficamente acrobatica performance dell’ideologo di Chiodi, professor Girolamo Melis, ha prodotto un effetto estraniante per il popolo del centrodestra in platea. Poi, per fortuna, Chiodi ha tradotto in un linguaggio comprensibile le parole di Melis. “Casa Abruzzo” è la sintesi di un’idea di programma che basa le sue fondamenta su di un approccio non politico e non elettorale. Una ispirazione quella di Melis che ha sedotto l’ex sindaco di Teramo. Sedurrà anche gli elettori abruzzesi?

Mai come in questa campagna elettorale è possibile sperimentare per il centrodestra. Il vento soffia in poppa. Dall’altra parte sono ancora alle prese con le macerie del dopo Del Turco. Dare all’elettorato semantica nuova e visionarie prospettive può essere efficace a patto che anche i riti della politica siano davvero nuovi. E invece la lotta per il listino e per la composizione delle liste elettorali appare un vecchio armamentario della peggiore politica, che il buon Chiodi non sembra saper maneggiare. L’esigenza di riportare tutto a Roma sul tavolo del dominus per risolvere quello che nella periferia dell’impero non si riesce a gestire in autonomia, costringe Chiodi a rimettere i piedi per terra o meglio nella fanghiglia della politica politicante, appunto.

L’idea della regione intesa come unica grande comunità, delle responsabilità e dei doveri affianco ai diritti, della cura dell’altro non appaino poi cose così nuove. Come non ricordare Veltroni e il suo “I care”?
Di nuovo forse c’è il fatto che sono dette da un candidato di centrodestra. L’Abruzzo dunque come laboratorio politico, culturale e sociale per sperimentare quella forma di buon governo che il centrodestra non ha ancora saputo offrire a livello locale? Chiodi parla di un “modello da esportazione” da offrire a Berlusconi. Parole impegnative che sfidano modelli di governo regionale e i loro interpreti del centrodestra che da anni stanno dando ottimi risultati, come in Lombardia e in Veneto. Certo qui è il Pdl senza l’apporto della Lega, a dover dimostrare in caso di vittoria di saper offrire un modello di governo efficiente e coinvolgente, radicato non solo sulla leadership del premier, ma anche sulle proposte programmatiche che offre la classe dirigente locale. Chiodi parla di sussidiarietà e impegno degli agenti sociali. Parole che nascondo dietro l’idea di rendere l’ente Regione più snello e meno invasivo e lasciare ai livelli territoriali più vicini alla comunità la capacità di autogestione e di impegno diretto. Un approccio rivoluzionario per la mentalità degli abruzzesi e dell’elettore tipo del centrodestra.

Gianni Chiodi fra suggestioni ideologiche e semantiche, investiture privilegiate, e compagni di avventura che più dissimili non si può ha lanciato la sua rincorsa alla carica di capo condomino della Casa Abruzzo.

venerdì 24 ottobre 2008

Aspettando Walter.


L’Abruzzo attende la scelta di Walter. Certamente il Pd comunicherà solo a manifestazione di domani conclusa la propria decisione sul caso Abruzzo. La spazio di manovra è strettissimo. Accodarsi all’Idv rinunciando al candidato presidente e ai voti degli inquisiti, che Di Pietro non vuole nelle liste degli alleati, oppure correre da soli in una sfida senza possibilità di vittoria contro il Pdl e sotto l’attacco moralizzatore di Antonio Di Pietro?

In entrambi i casi la possibilità di vedersi sorpassati dalla lista dell’Idv è reale. Veltroni proprio ieri ha stoppato anche l’intesa con l’Udc trovata dai resposabili locali dei due partiti, per tentare sino all’ultimo di giocare le ultime carte di mediazione con l’ex alleato. È stata rilanciata infatti l’idea del candidato espressione della società civile in grado di unire i tre partiti (Udc-Pd-Idv). Ma Di Pietro considera questa posizione un ulteriore allontanamento dalla possibile intesa. Le due condizioni sono chiare: Costantini candidato presidente e niente indagati in lista. Se sulla seconda forse è possibile un minimo margine di trattativa, sulla prima non c’è alcuno spazio.

Il fatto che Veltroni torni a parlare di candidati altri da Costantini potrebbe essere la mossa per cedere sul candidato presidente e ottenere una apertura sui candidati inquisiti. I sondaggi inoltre indicano come la base del Pd desideri una intesa organica con l’Idv non solo a livello territoriale. Per Veltroni la partita è davvero difficile, soprattutto in considerazione del fatto che l’esito elettorale abruzzese condizionerà il dibattito interno all’opposizione nei prossimi mesi, in vista della sfida delle europee.

giovedì 16 ottobre 2008

Abruzzo, Chiodi vs Costantini.

Chiodi per il Pdl, Costantini per l’Idv e probabilmente per tutto il centrosinistra. L’Abruzzo ora conosce i due sfidanti alla carica di governatore.
La strategia del silenzio ha premiato Gianni Chiodi. Dopo le dimissioni da Sindaco di Teramo l’ora candidato del Pdl ha trascorso un mese di intenso lavoro sotterraneo, lasciando poco spazio alle apparizioni mediatiche. Alla costruzione della candidatura attraverso la logica della visibilità ha preferito la strategia del riserbo e della sobrietà. Si è concentrato su un lavoro di “presentazione” ai vertici del partito di Forza Italia, la cui scarsa consuetudine all’inizio sembrava potesse essere un limite. Prima a Gubbio, poi meticolosi incontri romani, hanno consentito ai maggiorenti del partito di Berlusconi di verificare le doti positive, politiche e umane, di Chiodi.
Forte nei sondaggi, portatore di una dote amministrativa incentrata sulla capacità riformatrice e sulla apertura al dialogo, appare il personaggio migliore nel centrodestra per rivestire la figura del “civil servant” prestato più che alla politica, alla amministrazione e al buon governo della cosa pubblica. Un profilo ritenuto vincente per una sfida elettorale che dopo la traumatica dimissione giudiziaria di Ottaviano Del Turco, non può prescindere dalla “presentabilità” ineccepibile dei candidati.

Ora inizia la battaglia elettorale, che avrà certamente delle notevoli ricadute anche nella vita politica nazionale.

mercoledì 15 ottobre 2008

Abruzzo, Gianni Chiodi è il candidato del PDL

E' ufficiale, Gianni Chiodi è il candidato del centrodestra.

mercoledì 8 ottobre 2008

Abruzzo, il Pd costretto da Di Pietro a correre da solo.

Guerra al Pd. Di Pietro aveva scelto da tempo la strategia come anticipato in diversi post precedenti. A Roma i democratici non avevano capito, fino a ieri pomeriggio quando anche i maggiorenti del partito hanno inteso finalmente la strategia del leader dell’Idv e hanno iniziato ad attaccarlo frontalmente. Ormai il dado è tratto. Di Pietro lancia Costantini, candidato ufficiale dell'Idv da settimane, nel difficile, ma non impossibile compito, di conquistare più voti del Pd.
Del resto i veltroniani dopo una sconclusionata fase preparatoria alle elezioni, si trovano del tutto isoalati; sia daglialtri partiti dell'opposizione, sia dall’opinione pubblica. L’alleanza con l’Udc appare svanita, anche grazie alla sagacia tattica di Di Pietro che nel momento opportuno ha lanciato un duro attacco al partito di Casini. Cesa impegnato nelle doppie trattative ha deciso di scegliere, e non gli è sembrato vero, il contraente con maggiori possibilità di vittoria, ossia il Pdl, addossato a Di Pietro la responsabilità del mancato accordo, ma lasciando di fatto isolato il Pd. Pd che non può certo scavalcare a sinistra l’Idv e trovare una intesa con Rifondazione Comunista. Di Pietro e Ferrero sono ormai in sintonia tanto è vero che l’11 ottobre anche Rifondazione Comunista parteciperà alla raccolta di firme contro il lodo Alfano organizzata da Di Pietro. Del resto la pregiudiziale delle liste pulite, che il Pd non può accettare, resta un vincolo insormontabile anche per i comunisti.

La strategia di Costantini appare chiara già dalle prime dichiarazioni. Pd e Pdl uguali sono. Del Turco è colpevole già prima del processo e la sua maggiore colpa è quella di essere stato il punto di congiunzione degli interessi partitici ed economici in Abruzzo dell’intera casta politica, ovvero sia del Pd sia del Pdl. Una strategia comunicativa che di fatto vuole attaccare al cuore non tanto la destra, quanto proprio gli ex alleati del Pd, con l’obiettivo di superarli in termini di consensi.

Il Pd è davvero all’angolo. Con la fuga dell’Udc verso il Pdl viene meno anche l’ipotesi di candidare un nome non espressione del partito ma che fosse comunque una garanzia di equilibrio. Adesso toccherà a D'Alfonso trovare in fretta un agnello sacrificale, mandato allo sbaraglio inuna campagna elettorale dove appare certa la sconfitta, accerchiato dallo scontato attacco del centrodestra, ma soprattutto dall’irruenza giacobina dell’Idv.

Di Pietro nel passaggio abruzzese vede uno snodo cruciale della sua strategia di avvicinamento alle europee e di rafforzamento del ruolo di leader carismatico dell’opposizione atiberlusconiana, in prospettiva futura e gioca tutte le sue carte per ragiungere i suoi obiettivi.

venerdì 3 ottobre 2008

Abruzzo, Di Pietro gioca con Veltroni come il gatto con il topo.


In Abruzzo la partita delle alleanze e della candidatura a presidente assume la rilevanza di un dossier nazionale, decisivo per le future collaborazioni fra Pd e Idv. Il pressing da Roma di Veltroni e Marini spinge ad allargare la alleanza al centro con una intesa con l’Udc e rimettere così sul tavolo delle trattative anche il metodo della scelta del candidato presidente. Ma Di Pietro non ci sta. L’apertura al centro pone al leader del l’Idv due ordini di problemi: primo, rimetterebbe in discussione l’intesa già trovata con Rifondazione sia sulla pulizia delle liste, sia sul nome dal candidato presidente, secondo, darebbe fiato al Pd per cercare un candidato terzo, (De Laurentis?) depotenziando le aspirazioni dell’Idv sia in termini di prestigio con la candidatura Costantini, sia di consenso.

Di Pietro ha scelto la sua linea. Costantini comunque candidato. Questo è il fulcro della strategia. Il Pd se vuole l’alleanza inoltre deve accettare l’imposizione delle liste pulite. Non bastano i decaloghi di principio elaborati dal Pd. E’ necessario che la purezza dell’alleanza sia visibile con liste immacolate. Il Pd deve rinunciare ai big inquisiti. Di Pietro non transige, dunque.

Il dilemma per Veltroni e i suoi sodali abruzzesi resta arduo da risolvere. Una alleanza umiliante con Di Pietro per tentare una difficile vittoria, o una corsa solitaria che poterebbe non solo ad una sconfitta certa, ma potrebbe trasformasi in una indimenticabile debacle?